domenica 28 febbraio 2010

There's no place like home


Nuova vita = nuova casa. Un'equazione dal valore indiscutibile. Ancora di più se la casa te la devi cercare e sudare. Ed una volta trovata devi farla respirare per sentirla tua il più possibile. E non è facile! Soprattutto se esci ogni giorno di casa intorno alle 8 del mattino, per farvi ritorno alle 6 di sera se va bene. Sì perché se va male vuol dire che sei intrappolato in un pub -- che a dirla tutta così male non è. Cianciamo le bande, mettiamo in ordine i pensieri e partiamo dal principio: Domenica 21 Febbraio 2010. Benché in possesso delle chiavi da diversi giorni, entro finalmente nella mia nuova casa con l'intento di inaugurare almeno il letto ed il divano. Sì perché nel frigo non c'è granché, dato che tutte le energie sono state concentrate sul trasporto di microonde, bollitore -- in una casa inglese che si rispetti non può mancare, per Dio! --, tostapane -- idem con patate --, pentole, posate etc. Non è stato semplice, e senza l'aiuto del fido Franz sarebbe stato possibile, perché Wilkinson e Saynsbury's sono a circa 10 minuti a piedi da casa. Provate voi a farvi 1 km trascinando tutta questa roba in una sola volta, vi sfido. Ma eccoci alla prima notte. Arrivo, disfo le valigie e mi impossesso dell'armadio. Mi sento come Cristoforo Colombo a San Salvador. Poi carico la lavatrice con i chili di magliette sudice, allestisco un comodino improvvisato con la scatola del microonde e poi a nanna, perché domani si lavora.

Ma ecco la prima avversità. Norman, il mio caro padrone di casa, una specie di filantropo delle Midlands, ha allestito tutto per bene. E' stato veloce ed efficiente. Zelante. Siamo perfino andati insieme a prendere il letto ed ho potuto sceglierlo personalmente. Ha fatto pulire la casa per bene, cambiato le tende e tolto buona parte delle tracce di vite pregresse. Ha pure sistemato la lavatrice che si era rotta qualche settimana prima. L'ha fatta riparare sì. Almeno credevo. La mia opinione cambia quanto frantumo i 200 g di plastica della maniglia alle 8 del mattino, mentre prendo al volo tutti gli stracci possibili per evitare un'inondazione nella casa. Lezione fondamentale: mai forzare la maniglia di una lavatrice. Sto facendo veramente un sacco di esperienza. Ma nel mentre sono tentato all'idea di riconvocare gli angeli del fango fiorentini per togliermi dai guai. Mi armo di buona volontà e con la prontezza di un novello Bertolaso raccolgo tutta l'acqua, mi rimetto in sesto e vado a lavoro.

Riesco miracolosamente ad arrivare in orario al briefing settimanale. Anzi. Arrivo per primo. Anche perché finalmente posso partecipare attivamente, ho anche registrato il mio primo spettro NMR -- protone, carbonio e silicio con un bel Bruker 400 Hz, ooooh yeah! Ed ho solo dovuto premere due tastini del cavolo! A parte i dettagli tecnici, sto facendo dei progressi notevoli e a breve sarò completamente indipendente. E sinceramente non vedo l'ora. Il metting prosegue secondo il solito canovaccio. Chimica per un'ora abbondante e poi cazzeggio. Ovviamente la mia avventura mattutina con la lavatrice domina la scena, ed io sono orgoglioso di aver dato il mio contributo alla parte meramente ludica del meeting settimanale. Poi è il momento di incontrarmi nuovamente con Shaz, uno dei tecnici che mi ha preso in consegna per l'addestramento NMR. Abbiamo anche un 500Hz Cryoprobe, che sostanzialmente emula le performance dei "vecchi" 750 Hz. Roba da fantascienza! Vengo anche avviato all'utilizzo della glove box, assolutamente indispensabile perché anche tracce impercettibili di ossigeno o umidità possono sputtanare il lavoro di giorni e giorni in un attimo. Meglio evitare.

La settimana procede bene. Anche perché sta aumentando molto la sintonia nel gruppo e ci troviamo tutti bene. Soprattutto con Ben e Allie. E' martedì ed andiamo assieme a giocare a Snooker, una sorta di biliardo ma ancora più difficile. Ed io che sono una sega faccio una gran bella figura ovviamente. Mentre Ben e Dave, il post-doc dell'altro gruppo di ricerca del laboratorio B45, si sfidano in un duello epico, io sfido Allie a chi commette più infrazioni. Tempo 30 minuti e mi implora di finire lì la partita. Uno spettacolo pietoso. Raggiungiamo un accordo: la prossima volta andiamo solo a vedere giocare gli altri e ci concentriamo sulla birra. Affare fatto. Ma nella mattinata mi sono aggiudicato con Ben i biglietti per i campionati europei di Snooker a Sheffield e non vedo l'ora.

L'altro avvenimento importante della settimana arriva il Giovedì, quando tutti i lavoratori del B45 vanno a vedere il sensazionale spettacolo del Circo Cinese, atto conclusivo dei festeggiamenti per il Capodanno Cinese, che celebra l'inizio dell'anno della Tigre. Minchia. Paghiamo £2.50 ma ne vale veramente la pena, dato che lo spettacolo è per il 90% sensazionale. Il restante 10% è sì sensazionale, ma in un modo diverso. Infatti dopo averci abbindolati con lottatori di kung-fu, acrobati e contorsionisti, ecco che si presenta un simpatico ometto con due specie di trombette. Parte una base che ricorda Felicità di Albano&Romina, ed il nostro uomo si lancia in una serie di fraseggi improbabili. Oltre allo scarso gusto -- tutto cinese -- a condire il tutto c'è il suono terribile di queste trombette: un incrocio tra un peto ed un kazoo. La platea è composta da qualche centinaio di persone, la maggior parte cinesi, i quali sono esaltatissimi per questo spettacolo e vanno in visibilio al suono della loro trombettina con gli occhi a mandorla. Ma questo spettacolo ricorda la Corrida -- quella di Corrado -- ed io inizio a sentire una fitta al diaframma. Sto morendo dalle risate e devo esplodere. Ma gli inglesi sono tutti impettiti, paurosi di esternare il loro sgomento. Tutti tranne una persona. E' Vicky. Incrociamo gli sguardi, vedo un tremolio sul labbro superiore, gli occhi bagnati, rossore pronunciato e fronte corrugata per il dolore. Non ce la fa più. Esplodiamo in una risata fragorosa e quasi sveniamo. I cinesi non si curano di noi, sono troppo esaltati per lo spettacolo. La platea anglosassone è invece divisa. Ma noi ridiamo come degli indemoniati. Dopo dieci minuti di delirio possiamo finalmente respirare.

L'ultimo giorno di lavoro è un'agonia, e non vedo l'ora che finisca. Sento una stanchezza devastante e alle 17.30 mi fiondo con buona parte del gruppo al solito Johnson. Divoro il mio Ja Burger e parto con le Ale. Saranno veramente tante, grazie soprattutto all'aiuto di Dave. Lui è gallese, ed in TV c'è Galles - Francia, valida per il 6 nazioni. Sono stato a Cardiff nel 2001 per tre settimane. Odio la Francia. Odio i Francesi. Sono l'idolo di Dave. Questo porta ad avere 3 Titanic ed 1 Black Sheep nello stomaco in poco tempo. Per la cronaca il Galles viene quasi massacrato. Arriva anche Allie e ci segue nella nostra serata. Poi Dave ci abbandona, perché domattina ha lezione di guida -- 28 anni e niente patente. Allora con Allie si va al Salutation, dove c'è Ben ad aspettarci. E lì si continua, stavolta a suon di Bishop's Farewell. In totale le pinte saranno 7 alla fine, e quando ci raggiunge Vicky siamo tutti fritti. Ma lo è anche lei, e forse più di noi. E volano parole grosse quando viene fuori l'argomento Mario Kart. Ci sono i presupposti per una sfida epica, dato che la Wii in questo momento è in viaggio tramite corriere UPS. Vicky sei morta.

mercoledì 17 febbraio 2010

Football ain't no geeky stuff -- il football non è roba da nerd

Si inizia a fare sul serio mi sa. Ed il lunedì -- l'ho capito in ritardo -- tutto il gruppo si DEVE riunire per discutre della settimana passata e di quella che verrà. Arrivo intorno alle 9.15 e sono tutti già dentro che discutono sul lavoro della settimana passata. Si programma il lavoro di ciascuno per i prossimi 5 giorni. E poi si parla di venerdì notte, Debbie vuole sapere ogni singolo dettaglio. Scopriamo con piacere che la nostra performance ha messo Rhiannon in imbarazzo con i suoi amici ricoperti di borchie. Siamo orgogliosi. Anche Allie ride di gusto, e Graeme sotto sotto rimpiange di non essere venuto con noi. Debbie vuole assolutamente unirsi alla combricola per la prossima uscita, è gasata all'idea di andare in un club rigorosamente metal con quell'atteggiamento. Debbie, il mio capo, in fondo ha solo 32 anni. E' sposata. Fa l'insegnante all'università. Si va a lavorare, finalmente mi trovo alle prese con la mia prima reazione. Una litiazione che mi servirà per arrivare ai primi leganti. E' un procedimento banale, che sicuramente meccanizzerò, ma sono talmente eccitato che non riesco a prestare molta attenzione alle spiegazioni di Graeme. Non vedo l'ora di poter lavorare autonomamente e questa attesa mi logora sempre di più.

Durante la pausa pranzo viene approfondito il discorso riguardante la nottata del venerdì, e Ben ride pensando a me che perdo clamorosamente l'autobus per Londra. Poi salta fuori che c'è un torneo Powerleague al quale partecipano le squadre di tutti i dipartimenti del campus e...c'è bisogno di un portiere. Ok, ci sono. Appuntamento con Ben davanti alla pizzeria Dino's a Beeston, per poi raggiungere Dave, un chimico organico, che ci porterà al campo in macchina. Bene. Come salgo in macchina capisco a cosa sto andando incontro. Dave inizia a parlare di tattica, pressing, difesa alta, triangolazioni, giochi a due-tre-quattro giocatori. Non sa un cazzo di calcio, è un nerd. Un nerd che probabilmente ha letto le regole su wikipedia, oppure ha letto un manuale intitolato "Tutto quello che dovete sapere sul calcio in 15 minuti". Con noi in macchina c'è Jaime, un altro organico. Ha l'aria più seria, e forse è un vero giocatore. Arriviamo alla South Entrance e preleviamo Liam, un ragazzo del laboratorio vicino al mio, e la mia preoccupazione sale in maniera esponenziale. La prima volta che ho visto Liam stava cantando a squarciagola "Man on the moon" dei REM nelle vicinanze della macchinetta del ghiaccio, in preda ad una trance da laboratorio irreversibile e con una voce simile a quella di Raj nella sua interpretazione di "Under the Bridge". "Quanto avete fatto nella precedente partita" dico. "Abbiamo perso 34-4" rispondono. Aiuto.
Powerleague è una tipologia di calcetto feroce. Non ci sono out, la palla è sempre in gioco e deve essere sempre giocata a terra. Se questa viene alzata è punizione, ed è anche l'unico modo per vedere un calcio da fermo. Perché i falli non vengono mai fischiati. Ma veramente mai. I giocatori vengono scaraventati contro le balaustre come in una partita di NHL, colpiti con calci stile calcio fiorentino, fino a quando il giocatore esanime e sanguinante non è costretto a lasciare la palla. Dave calza a pennello in questo ambiente. Più o meno quanto una balena in una vasca da bagno. Gioca pure con gli occhiali Dave, e si difende dicendo "tanto la palla non la si può colpire di testa". E bravo Dave. Gli avversari sono il team B12, ovvero la temutissima selezione dell'ala sud del piano di Inorganica. La crema della crema. Noi siamo la squadra dei geek, o nerd se volete, quelli dell'ala Nord, selezionati tra i laboratori B44, B45 e B52. E veniamo travolti con una ferocia inaudita, io ricevo almeno 40 tiri in porta e faccio quello che posso, ma alla fine il risultato è 16-2 -- Jaime è riuscito a segnare 2 goal in solitaria per volere divino. Finita la partita sono esausto e bagnato, sia per il sudore sia per la pioggerellina incessante. In macchina Dave fa un'analisi tecnico-tattica della partita ineccepibile, ed io vorrei sbattergli la testa sul cruscotto.

Il mattino seguente è una tragedia. Ho dolori ovunque a causa delle troppe parate del giorno prima e mi sento come se stessi per cadere a pezzi. Ma mi alzo e vado a lavorare, c'è anche la lezione di cristallografia e devo continuare il mio training, che oggi prevede l'utilizzo dell'NMR. La giornata va via stancamente, è Pancakes Day in Inghilterra. Che poi è a tutti gli effetti una mezza vacanza. Che viene celebrata degnamente dai membri del B45 da The Johnson Arms. Ormai è ufficiale: è il ritrovo del B45 per il martedì. Ovviamente ordino un Ja Burger con hash browns, che divoro con avidità. Iniziano a fioccare le birre, che ci trascinano direttamente al consueto pub quiz del martedì. Stavolta la nostra squadra è agguerritissima, dato che abbiamo con noi Will, il neozelandese mago dei raggi-X. In suo onore la squadra viene battezzata "The Cristallography Crabs" -- i granchi della cristallografia...un nome senza senso. Ci diamo dentro, ed io riesco a dare il mio contributo con:
1. Nome del cantante che interpreta "Minnie the Moocher" in The Blues Brothers
2. Santo al quale è dedicata la piazza principale di Venezia
Arriviamo secondi per un soffio, per poco non ci siamo aggiudicati i due giri gratis di birra. Ma stiamo migliorando: un po' di allenamento e quelle birre gratis saranno nostre

domenica 14 febbraio 2010

Day What? -- Metal Girls Just Wanna Have Fun

I tempi sono maturi per mettere definitivamente le radici a Nottingham. Si fa largo la voglia di un campo di atterraggio e la settimana è piena di occasioni promettenti. la rosa delle case si stra stringendo sempre di più, ed io ormai mi sono convinto che anche stare a Beeston non dev'essere poi così male all'inizio. Tanto si parla solo di sei mesi di contratto, quindi nel caso non sia soddisfatto ci si può sempre spostare. Inutile però pianificare ciò che accadrà tra sei mesi. Quello che sta succedendo al momento è più importante, anche perché il training in laboratorio si sta facendo via via più intenso e così anche le serate fuori. Sono finalmente in grado di avere una gestione di base della mia Schlenk line, e faccio un utilizzo smodato dell'argon. Ho quasi una bombola tutta per me e l'ordine è chiaro: abbondare. Quando si affronta la chimica del 2° gruppo bisogna essere molto cauti, e proprio per questo ormai mi sto abituando a lavorare in condizioni che farebbero concorrenza a qualsiasi shuttle della NASA. Esattamente come mi disse Franz prima di prendere questa strada: "Se andrai con Debbie imparerai a trattare qualsiasi composto, anche l'antimateria". Me ne sto accorgendo. Infatti solo per preparare un tubo per una reazione c'è una procedura di un giorno intero (!). Questo mi costringerà ad imparare ad organizzare meglio il mio tempo. Tanto di guadagnato.

Ma per ambientarmi ancora meglio arriva la prima uscita ufficiale del gruppo Kays B45. Destinazione Ye Old Salutation Inn, uno dei pub più antichi di Nottingham. Io e Ben arriviamo prima degli altri, prendiamo le prime Bishop's Farewell della serata e prepariamo il tavolo per la battaglia. Arrivano Allie e Chris, uno dei nostri project student -- tesista --, e successivamente ci raggiunge Rhiannon accompagnata da Naomi, una del dipartimento di organica che pranza sempre con noi. Mancano solo Graeme e Helen, l'altra project student del gruppo. Graeme è troppo nerd e troppo solitario per uscire il venerdì sera, mentre di Helen non ne ho la più pallida idea. Fatto sta che ho in tasca due monete da 1 penny, e quando queste finiscono nei bicchieri si scatena l'inferno. La regola è chiara: se ti ritrovi una moneta sul fondo del bicchiere, il contenuto -- sia esso piscio o ambrosia -- deve essere ingurgitato senza fiatare. Parte una gara di nervi e tattiche subdole che vede coinvolti me, Ben, Chris ed Allie. Ci scambiamo botte a suon di pinte senza alcun rispetto, e quando arrivano le 10 siamo già completamente fritti. Rhiannon e Naomi non partecipano al gioco, ma sono molto divertite. Loro si stanno già pregustando il post-Salutation, ed il loro look la dice lunga. Rhiannon si presenta con minigonna, calze a rete mezzo lacerate, super zeppa, maglietta con retina sulla schiena e frange ai lati -- il tutto rigorosamente nero e rosso. Naomi ha 4 chili di matita nera sugli occhi, maglietta dei At The Gates, pantaloni neri con catena e scarpa nera stile carro armato. Sono due figlie di Satana, adoratrici del Dio Metallo. Ci trascinano in un posto chiamato The Assault -- nel mentre perdiamo Allie che ci abbandona all'improvviso, e saremo incolpati da Rhiannon per averla coinvolta in un drinking game troppo virile. The Assault è una discoteca per metallari, e già questo dovrebbe bastare. La birra costa pochissimo ed è servita in bicchieri di plastica per evitare che la gente si faccia male col vetro (!!), e la pista è piena di figli di Thor e Odino intenti a mostrare al mondo la loro abilità con l'hair guitar. Il repertorio è molto vario. Spazia dal Gothic Metal all'Epic Metal, passando attraverso lo Speed Metal per finire nel Power Metal. Ogni tanto c'è anche qualche contaminazione di Death Metal e Heavy Metal, ma quella è roba mainstream e non ci piace.

Mentre Naomi agita la sua chioma bionda in mezzo alla pista emettendo suoni gutturali degni di Pappalardo, io, Ben e Chris siamo attaccati al bancone e ridiamo come dei deficienti. E' venuto il momento di buttarci. Entriamo in mezzo alla bolgia sfoggiando una gamma di passi sensazionale: moonwalk, YMCA e macarena. Pensiamo di rischiare l'accoltellamento, ma nessuno si cura di noi, sono troppo concentrati nel mimare la velocità dei chitarristi di diverse band scandinave. La serata va avanti così fino almeno alle 2, quando decidiamo di averne avuto abbastanza. Si va a conquistare McDonald's. E mentre buttiamo giù il nostro Big Mac mattutino nel tavolo affianco una ragazza molto graziosa vomita del liquido nero sul tavolo, sancendo la fine della nostra serata.

E' la mattina del post-Assault e sono immobile a letto. Ho il pullman per Londra in poco più di un'ora. Doccia fulminea, vestizione approssimativa e via in strada. L'Indigò è in un ritardo bestiale e rischio seriamente di perdere il pullman. Non rischio: lo perdo proprio. Riesco ad arrivare proprio quando sta partendo, e nonostante mi butti in mezzo ad una quattro corsie e riesca ad avvicinarlo ad un semaforo -- rosso in quel momento -- l'autista non vuole saperne di farmi salire. Viene ovviamente chiamato in causa San Pietro, in compagnia di Gesù e di un paio di altri membri della corte di Nostro Signore. Il biglietto non è rimborsabile e devo farne uno nuovo -- 21£ -- ma alle 7 sono a Londra. Si parte dal World's End Pub a Camden Town, nel quale vengo raggiunto in rapida successione da Ben, Duncan, Emma, Lydia, Tommy, Dan, Luke e Andy. E' una truppa ben assortita e ci sono tutti gli elementi per una serata in stile Licoln Hall 2004. Dopo qualche pinta al World's End ci si sposta in una topaia chiamata Camden Rock. Sì perché Tommy oggi suona col suo gruppo, i Darling Bones, ed avrà al suo seguito il nostro tifo caloroso. Tra un rigore di Sambuca e svariate Foster's prendiamo il controllo totale del localino. Non è un'impresa così ostica, anche perché ci siamo solo noi più altri 4-5 avventori casuali, un addetto ai microfoni ed una barista.



I Darling Bones suonano a tutto volume, fanno Garage Rock -- o Indie come direbbe qualcuno! -- e ci danno dentro per 30 minuti. Io ascolto forse 5 note in totale, il tutto grazie all brezza etilica. Arriva anche Barry, il nostro amico di Derby Hall -- college rivale teoricamente. Si continua con la Sambuca, e non paghi, una volta usciti da Camden Rock, ci si fionda verso il primo off-license aperto. Il bottino: 5 lattine di Foster's ed una bottiglia di Sambuca -- sulla cui marca sono tuttora perplesso. La bottiglia viene scolata alla velocità della luce nella tube, nonostante esista un decreto regio che vieta l'utilizzo di alcolici nella metropolitana. Ma c'è talmente tanta gente che sarebe impossibile entrare nei vagoni per metterci le manette. In 4 fermate la bottiglia è vuota.

Scendiamo ad una stazione al limitare della Zone 2 sulla Northern Line, Clapham, con le nostre lager in mano. Le svuotiamo rapidamente perché siamo molto vicini all'entrata del nostro prossimo rifugio: Infernos. Tommy e Dan definiscono questo posto un "meat feast". Sarebbe a dire: un vero tripudio di carne. Mai definizione poteva essere più azzeccata. Mi perdo dopo neanche 10 minuti, e da quel momento in poi ricordo solo il mio incessante vagare per questa affollata discoteca a tre piani. Alla fine, in qualche modo, mi ricongiungo miracolosamente ai miei compagni d'avventura, che si sono ridotti a sole 3 unità: Tommy, Andy e Dan. Gli altri? Nessuno ne sa niente, ed anche loro si sono ritrovati per caso. Perdersi all'Inferno's è facile e la Sambuca non aiuta l'orientamento. Decidiamo che è arrivato il momento di mangiare qualcosa e si fa verso il caro vecchio McD's, dove riesco a buttare giù un Big Mac menù large ed un double 1/4 pounder with cheese -- ovvero un doppio cheeseburger, che purtroppo da Auchan manca all'appello. Tutti i membri del team buttano giù almeno due panini a testa. Dan arriva al rispettabilissimo traguardo dei 3 panini più Chicken McNuggets. Standing ovation.

Alle 13:00 mi sveglio nel salotto/cucina di Tommy, sdraiato sul suo divano letto con di fianco Dan. Sul divano accanto c'è Ben che russa come un facocero in calore. Nessuno in quel momento sa come sia stato in grado di materializzarsi sul divano, ma veniamo a sapere che si è fatto aprire la porta dai coinquilini di Tommy alle 5 del mattino. C'è il tempo per un Italia vs Inghilterra a Pro Evolution, chiuso a testa alta con uno 0-0 degno di Nereo Rocco, e poi ci si rimette in viaggio per tornare a casa. Prima di salutarci io e Tommy conveniamo sul fatto che non siamo stati in grado di avere una conversazione decente in questo weekend assieme. In effetti ci siamo visti e parlati sempre con un gomito poggiato al bancone.

martedì 9 febbraio 2010

Day 2 - Pub Quiz time


La notte del mio primo giorno lavorativo è da ricordare. Una cena tra amici e persone divertenti che si tramuta in un profondo spunto di riflessione nel momento in cui i vapori dell'etanolo vengono sopiti. Siamo a casa di Fabrizio e Corinna, coppia di emigrati pugliesi che lavorano qui a Nottingham -- Fabrizio è un fisico e lavora nel gruppo di Franz. Ci sono diversi invitati. Praticamente tutti hanno un certificato appeso al muro che attesta una laurea scientifica + dottorato. Sono tutti (o quasi) emigrati. E tutta la loro vita si è sviluppata qui, sotto la pioggia inglese. Sono partiti dall'italia dopo aver finito gli studi universitari, hanno trovato un PhD, alcuni hanno trovato l'amore e si sono sposati. Ed io ora li ho davanti a me e penso che dopo questi tre anni molte cose saranno diverse. Ma nel mentre sorseggio la Carling e il Primitivo Pugliese comprato da Sainsbury's per accompagnare la pizza fatta da Fabrizio.

Eccoci al Day 2. La sveglia suona presto come sempre, ma la mia abilità nel procrastinare il risveglio prevale. E così mi alzo 45 minuti in ritardo: sono quasi le 8. Dopo il mio turno in bagno mi preparo alla velocità della luce e mi ritrovo fuori in strada con Franz; decidiamo subito di prendere l'autobus, ovvero l'unico modo umanamente possibile di arrivare in orario. Sta arrivando l'autobus Indigò, che mi porterà alla South Entrance del campus. Lo posso prendere. E' li davanti a me e la fermata è a meno di 200 metri. Come Bolt esco dai blocchi con l'agilità di un ghepardo, brucio due semafori e percorro la distanza ad una velocità esagerata. Posso farcela tranquillamente perché l'Indigò è fermo al semaforo, ma io sono orgoglioso e mantengo alto il livello della mia corsa. Ma ecco il miraggio: alla fermata c'è una cinesina carina carina che aspetta l'autobus. Lo chiamerà, quindi posso rallentare. Anzi...sono abbastanza sicuro che i tramvieri britannici si fermano a prescindere se vedono una cinesina così carina alla fermata -- con in più un disperato che corre verso la fermata. Bhè...non esiste idea più sbagliata. La cinesina se ne fotte, deve prendere un altro autobus, e l'Indigò sfreccia via nel momento esatto in cui arrivo alla fermata. Mi esce un "Fuck" dal profondo del cuore. La figlio di Mao non lascia trasparire alcuna emozione ed io inizio a pensare seriamente che la Muraglia Cinese non era poi un'idea così malvagia.

Arrivo comunque in orario, ma è una pura botta di culo. Meglio non marciarci sopra. Finalmente inizio l'addestramento con la mia Schlenk line personale, praticamente il sogno di ogni chimico sintetico. Ce l'ho davanti ed è bella come il sole. Fantastico. Ho anche il mio tubetto di grasso personale; roba da pazzi, specialmente se vieni dal Dipartimento di Chimica di Sassari. Ingrasso la mia trappola per il vuoto abbondando con il grasso, le metto sotto un bel Dewar che riempio con azoto liquido. E poi via con i cicli argon/vuoto. Non sto facendo un cazzo di importante in realtà, ma mi sento potente. Molto potente. La mia Schlenk è bellissima, così sexy che me la potrei portare a casa solo per fissarla tutto il giorno. Ma è meglio che stia qui per ora. Ah dimenticavo: a spiegarmi il tutto c'è Rhiannon; a volte la sua pronuncia è difficile da digerire, ma la sua gestualità compensa bene. In poco tempo questa Schlenk line non avrà più segreti per me. Mi sento sempre più potente.

Alle 11 prima lezione del mio PhD. Cristallografia. Per tutta la durata della lezione non si fa altro che descrivere i 2milioni di modi diversi per ottenere dei cristalli adatti alla diffrazione ai raggi-X. Interessante sì...ma due palle. Si arriva perfino a dire che crescere i cristalli nello spazio è più faicle in qualche modo. Peccato che poi le sollecitazioni dovute al rientro dello Shuttle (o stazione orbitante) a Houston non faranno altro che danneggiare il lavoro certosino di cristallizzazione...oh che bello.

A pranzo -- unico buco della giornata -- si inizia l'house hunting in compagnia di Franz, e dopo diversi tentativi a vuoto, mezze risposte e delusioni capisco che dovrò essere paziente. Ci sto provando da giorni e non è affatto semplice, perché le case sono tante ed è difficile capire come e dove cercare. E quando hai capito quella casa è una topaia, oppure qualcuno l'ha già presa. Che palle...dopo un bel giretto in centro ed un muffin al toffee si torna a lavoro per continuare il training. Imparo a proteggere i provettoni Schlenk con il potassio, ed il risultato finale è quasi un capolavoro color viola con sfumature grigio metallizzato. Insomma: non sfigurerebbe al Maseddu (fatevi una wikipediata per sapere cosa è). "Una birra al pub?". Ecco la prima proposta ufficiale per un meeting lavorativo post-lab. Non aspettavo altro.

Tutta la truppa del laboratorio B45 si trasferisce in blocco al vicino The Johnson Arms. La specialità della casa è il Ja Burger, una specie di fungo atomico all'interno di un panino, accompagnato dagli immancabili hash browns e birra Black Sheep. Più di una Black Sheep a dire il vero. Scopro che Ben è un buon bevitore, ma lo è anche Chris, e così Oli -- il nome completo è Oliver? Ma anche Vicky ed Ali -- che si pronuncia Ali, ma si scrive Allie in realtà. La birra continua a scorrere e veniamo trascinati per inerzia nel pub quiz. Non c'è via di scampo, ci siamo dentro e ce la giochiamo. Graeme stabilisce che la squadra si chiamerà Wimpy Team, e nessuno può contraddirlo dato che è quello di grado più elevato. Nel mentre Vicky decide che io sarò Fabs, mi piace la aggressività con cui mi affibbia il nickname, i gallesi sono fatti così. Poi è ancora più contenta di sapere che anni fa venivo già chiamato Fabs, o Fabby, o Fab, o Fabbage. Fabrizio non esisteva. Il gioco entra nel vivo ed io ovviamente non so rispondere a mezza domanda. Ma il miracolo sta per arrivare. "Quale mare si trova tra l'Italia e la penisola balcanica?". Ben urla: "L'italiano ce l'abbiamo noi, FUCK OFF!!" -- n.b. eravamo arrivati ai 2 litri di birra. Scrivo con italico orgoglio "The Adriatic Sea" sul foglio delle risposte, senza tentennamenti e ostentando una padronanza della geografia che lo stesso Marco Polo mi invidierebbe. Ho fatto il mio dovere. Ho saputo rispondere ad una domanda su 40, ma sarà il contributo decisivo per la vittoria ne sono sicuro.

Perdiamo malamente, ma ci siamo sbronzati ed abbiamo riso assai. E' ciò che importa. Torniamo ad Allie però. Sarà la mia compagna d'avventure in laboratorio probabilmente, dato che seguiamo lo stesso progetto, condividiamo lo stesso forno -- sì ho un forno dove mettere la vetreria tutto per me -- e soprattutto abbiamo iniziato a dieci giorni di distanza. Bene, Allie come avevo detto è timidissima, si mangia le unghie mentre parla. E Vicky la gallese è la sua ragazza, una coppia fantastica e ben assortita. Sento che mi faranno fare parecchie risate. Dimenticavo di dire che tutti nel pub hanno azzeccato la domanda sull'Adriatico. Ma vaffanculo.

lunedì 8 febbraio 2010

Day 1 - It's chemistry time (almost)


Primo giorno di lavoro. Almeno tecnicamente. Per alleggerire il peso dell'inizio della mia vita lavorativa abbiamo optato per un pub di Beeston chiamato White Lion -- Beeston è la frazione di Nottingham dove abita Franz. Tanta birra Foster's, che è australiana ok, ma tanto gli abitanti di "Oz" sono praticamente inglesi e la loro birra qui gioca in casa. Bastano 2-3 pinte per parlare a ruota libera con due amici di Franz -- una coppia di lituani, lei chimico, lui bhò -- svariando da Berlusconi alla natura dell'universo. I due argomenti hanno pochi punti in comune, ma tant'è che la conversazione è piacevole. Ed ecco che tolgo dalla faretra il mio colpo migliore. Esattamente come un cinese che in un ristorante di Napoli ordina una pizza margherita elogiando il pizzaziolo e le qualità organolettiche della mozzarella di bufala, dico a Donatas -- il lituano maschio -- che gioco a basket e che Arvidas Sabonis è il mio giocatore preferito in assoluto -- non è completamente vero ma ci può stare! E' praticamente ai miei piedi, sono diventato il suo Dio nell'arco di 20 secondi. Ed imparo anche un sacco di cose. Ad esempio sento la pronuncia esatta di Zalgiris Kaunas per la prima volta nella mia vita. E scopro anche che Zalgiris è il nome lituano per la famosissima battaglia di Grunwald (!!). Sono pazzi questi lituani.

Ma veniamo a noi, alla prima giornata ufficiale del mio PhD. Oggi 8 Febbraio 2010. Sveglia presto, caffelatte con pettinata incorporata e sono pronto. Alle 8.45 del mattino il clima inglese ci si scaglia addosso con tutta la sua violenza. "It's drizzling" come dicono qua. Sta pioviginando. E' la stessa pioggerella che batte incessante da domenica. Ma stavolta ci sono quasi 0°C, ho perso i miei guanti durante il viaggio -- quelli da neve sono pieni di grasso della catena della bici da ieri -- ed oltre alle gocce d'acqua arrivano folate di ghiaccio e neve. Difficile da sopportare, ma il tutto dura 10 minuti. Il buon Dio ci ha ascoltato e le bestemmie sono servite a qualcosa per una volta.

L'appuntamento è alle 9.30 nell'ufficio di Deborah Kays, il mio capo. Arrivo alle 9.27 e mi sento fiero di me. Busso e dentro ci sono tutti i membri del gruppo schierati intorno al tavolo. Probabilmente sono lì da almeno mezzora e stanno pianificando il lavoro della settimana. Sembra una situazione serissima: gli studenti parlano di quello che hanno fatto in settimana -- il tutto riportato su dei fogli prestampati forniti da Debbie stessa -- ed il capo dice cosa va bene e cosa va male. Poi ci ritroviamo a parlare di ragni pelosi e di castagne portafortuna. Rhiannon è una ragazza che sembra essere stata prelevata 10 secondi fa da un concerto di Marilyn Manson. O dei Cradle of Filth se volete. Ha capelli lunghi neri, meches fucsia e eyeliner nero che le congiunge gli occhi con le tempie. Lei ha sempre con sè una castagna portafortuna perché teme i ragni, ed io penso che non si smette mai di imparare. Per Ben e Graeme i ragni sono innocui e loro con sè non hanno castagne portafortuna. Infine c'è Ali -- Alexandra -- che parla poco, e quando lo fa si mangia le unghie e con un filo di voce farfuglia parole incomprensibili. Mah. Debbie allora si scatena, dato che Rhiannon è vegana e Ben è vegetariano -- e i due non perdono occasione per insultarsi a vicenda amichevolmente. La filosofia di Debbie è questa: quando ti riempi di birra al pub, -- come dice lei: "get hammed" -- torni a casa e trovi solo chicken sandwiches, che fai?? Non c'è modo di sostituirli, ed è per questo motivo che lei è carnivora. O quantomeno non vegana o vegetariano. Sono completamente d'accordo, ben detto capo. Con sommo disgusto da parte della truppa vegan si va in laboratorio.

La prima cosa da fare quando si è rookie -- o rook come mi chiamano ora -- è guardare il famigerato Safety Video. E' una sorta di seminario sulla sicurezza in laboratorio tenuto dal Prof. Martyn Poliakoff, uno dei luminari del piano di Chimica Inorganica e dell'intera School of Chemistry -- ha anche i capelli da genio, si vede che è nato per esserlo. Il video dura un'ora e mi sento un deficiente. Poliakoff ti descrive anche l'utilizzo degli estintori, oltre a mostrarti cosa ti potrebbe succedere se non utilizzi gli occhiali protettivi. Roba dell'altro mondo penso, dato che fino a qualche settimana fa ci mancava poco che girassi in maglietta e calzoncini in laboratorio a Sassari. Il video dura così tanto che quando finisce è ormai ora di pranzo. Vado a mangiare con i miei nuovi colleghi e prendo un caffè da Sue, la gentile signora che prepara le hot beverages per i lavoratori del piano. Diventeremo grandi amici.

Dopo aver ingurgitato il mio riso con le verdure, preparato con amore dal caro Franz, sono di nuovo in pista. Ma mi accorgo che non ho niente da fare. Quindi mi congedo e mi incammino verso casa, non prima di aver fatto un salto al negozio della Students' Union per prendere dentifricio, shampoo, bagnoschiuma, matite e..dei guanti nuovi. Lungo la strada verso casa, quasi verso l'uscita del campus, sento il rumore di una palla da basket. Inizio a sentire i morsi dell'astinenza da pallacanestro, la mano destra vibra ed inizia a mimare il palleggio del pallone. Con l'agilità di Jordan e sbavando come Gattuso mi avvicino sempre di più al magico suono della palla a spicchi. Il campo è dietro una siepe. La aggiro e mi ritrovo davanti ad uno spettacolo osceno. C'è un campo da basket. C'è un pallone da basket. Ma ci sono anche quattro Mao Tse Tung alti 1.50m che a stento non denuncio per atti osceni in luogo pubblico. Pensavo che dopo l'arrivo di Yao Ming agli Houston Rockets e di Kazuyoshi Miura al Genoa i cinesi -- o giapponesi se volete, basta che abbiano gli occhi a mandorla e muso giallo -- avessero migliorato il loro rapporto con lo sport. Mi sbagliavo. Partita rimandata, si torna a casa.

domenica 7 febbraio 2010

La (prima) domenica inglese


Tornare a Nottingham dopo 6 anni è strano. Lo sarebbe di meno se la città fosse rimasta la stessa e, soprattutto, se fossi in grado di ricordare qualcosa del posto. Ed invece niente, tabula rasa. Giro con il naso per aria e non ricordo una mazza, niente di niente. Le vie sono tutte uguali, non ho un punto di riferimento. Il mio cervello si è azzerato, o almeno la parte che ha preso in consegna l'urbanistica delle Midlands. Mah...

Quindi cosa faccio nella mia prima domenica inglese? Mi sveglio di buon'ora -- alle 9.30 am -- e mi paracaduto a fatica giù dal letto. Poi indosso nell'ordine: pantalone di tuta, maglietta della salute, maglietta a maniche lunghe, felpa, felpa con cappuccio, doppia calza, guanti da neve e caschetto. Dopo la vestizione fantozziana monto in sella alla bici di Franz e via a riprendere Nottingham! Cielo grigio topo, pioggerellina fitta come in Vietnam e temperatura vicina a quella del freezer di casa. Dopo le prime pedalate in bello stile, inizio a sentire una pesantezza inaudita. Non ho rotto il fiato forse, invece la catena ci mette ben poco ad uscire sotto il peso dei miei 90kg. Non sono più il ghepardo di una volta.

Il primo passo per una pacifica convivenza con i ciclisti inglesi è capire che si deve stare a sinistra anche quando si pedala. Nelle piste ciclabili la civiltà regna sovrana, ci vuole un gesto di rottura. Ed io da bravo ragazzo sardico decido di buttarmi in strada, come i veri ciclisti isolani. Ma Nottingham non è Sassari, ed io non sono Bartali. Ed ovviamente entro nel lato sbagliato e mi vedo le macchine venire addosso. Esperimento fallito. Gli studi universitari mi hanno insegnato a credere ciecamente nel metodo scientifico: la prova sperimentale è sacra, ma è inutile se chi la ricava non è in grado di elaborarla per trarne delle conclusioni. La mia conclusione pertanto è: torniamo sulla pista ciclabile. Galileo sarebbe fiero di me.

Pedalando lungo Queens Road -- la pioggerellina continua a scendere ed il cielo è passato da grigio topo a grigio cenere -- dopo qualche minuto mi lascio Beeston alle spalle ed arrivo in prossimità della West Entrance del University Campus. Decido di proseguire lungo la pista ciclabile che costeggia il Campus per arrivare fino al laghetto davanti al Trent Building, l'edificio di rappresentanza dell'università. Esclusi i vari college del campus, tutte le strutture universitarie -- bilioteche , dipartimenti, sedi amminstrative etc. -- non finiranno mai in un libro di architettura, ed il Trent Building è probabilmente l'unico degno di nota. Sotto la costruzione centrale c'è il lago, che di domenica si tramuta in un ritrovo per famigliole, invasati di jogging e vecchietti. Ma i vecchietti, invece di concentrarsi sui lavori in corso sull'altro lato della strada, si sfidano in duelli all'ultimo sangue con le loro speedboats giocattolo. Sono cattivissimi, determinati e carichi di adrenalina per la gara: meglio non rompergli le scatole.

Aggiro il lago pedalando goffamente tra i sentieri laterali al Trent Building e inizio ad arrampicarmi sulla lunga salita che porta all'edificio. La capacità polmonare raggiunge i minimi storici a metà salita, ma l'arrivo nell'altro senso di marcia di una coppia di corridori della domenica mi destabilizza. Li vedo affrontare la salita con la stessa facilità con la quale mi riesco a mangiare una fetta di tiramisù. La loro spavalderia mi fa desistere dal mollare i pedali. Punto le mani sul manubrio, mi tiro sui pedali e affondo tutta la mia gambata. 1, 2, 3...la circolazione mi fa pulsare le tempie ed il respiro è quello di una talpa piena di terra in bocca. Poi il miracolo: la coppia ha svoltato in un sentierino laterale. Giù dalla bici! La dignità è salva. Ci vogliono alcuni minuti per recuperare il fiato, ed arrivato al cortile del Trent Building posso appoggiarmi contro un muro lontano da occhi indiscreti. Ed io che volevo andare a lavoro in bici...

Il giro poi prosegue -- in discesa -- verso Science Road, per passare attraverso i dipartimenti delle materie scientifiche del campus. Arrivo fino alla School of Chemistry, la mia casa per i prossimi 3 anni. E decido che è il momento di fare marcia indietro. Esco dalla South Entrance del campus e sono di nuovo sulla pista ciclabile. Per imparare ad andare sulla strada ed affrontare gli automobilisti inglesi c'è ancora tempo.