domenica 7 febbraio 2010

La (prima) domenica inglese


Tornare a Nottingham dopo 6 anni è strano. Lo sarebbe di meno se la città fosse rimasta la stessa e, soprattutto, se fossi in grado di ricordare qualcosa del posto. Ed invece niente, tabula rasa. Giro con il naso per aria e non ricordo una mazza, niente di niente. Le vie sono tutte uguali, non ho un punto di riferimento. Il mio cervello si è azzerato, o almeno la parte che ha preso in consegna l'urbanistica delle Midlands. Mah...

Quindi cosa faccio nella mia prima domenica inglese? Mi sveglio di buon'ora -- alle 9.30 am -- e mi paracaduto a fatica giù dal letto. Poi indosso nell'ordine: pantalone di tuta, maglietta della salute, maglietta a maniche lunghe, felpa, felpa con cappuccio, doppia calza, guanti da neve e caschetto. Dopo la vestizione fantozziana monto in sella alla bici di Franz e via a riprendere Nottingham! Cielo grigio topo, pioggerellina fitta come in Vietnam e temperatura vicina a quella del freezer di casa. Dopo le prime pedalate in bello stile, inizio a sentire una pesantezza inaudita. Non ho rotto il fiato forse, invece la catena ci mette ben poco ad uscire sotto il peso dei miei 90kg. Non sono più il ghepardo di una volta.

Il primo passo per una pacifica convivenza con i ciclisti inglesi è capire che si deve stare a sinistra anche quando si pedala. Nelle piste ciclabili la civiltà regna sovrana, ci vuole un gesto di rottura. Ed io da bravo ragazzo sardico decido di buttarmi in strada, come i veri ciclisti isolani. Ma Nottingham non è Sassari, ed io non sono Bartali. Ed ovviamente entro nel lato sbagliato e mi vedo le macchine venire addosso. Esperimento fallito. Gli studi universitari mi hanno insegnato a credere ciecamente nel metodo scientifico: la prova sperimentale è sacra, ma è inutile se chi la ricava non è in grado di elaborarla per trarne delle conclusioni. La mia conclusione pertanto è: torniamo sulla pista ciclabile. Galileo sarebbe fiero di me.

Pedalando lungo Queens Road -- la pioggerellina continua a scendere ed il cielo è passato da grigio topo a grigio cenere -- dopo qualche minuto mi lascio Beeston alle spalle ed arrivo in prossimità della West Entrance del University Campus. Decido di proseguire lungo la pista ciclabile che costeggia il Campus per arrivare fino al laghetto davanti al Trent Building, l'edificio di rappresentanza dell'università. Esclusi i vari college del campus, tutte le strutture universitarie -- bilioteche , dipartimenti, sedi amminstrative etc. -- non finiranno mai in un libro di architettura, ed il Trent Building è probabilmente l'unico degno di nota. Sotto la costruzione centrale c'è il lago, che di domenica si tramuta in un ritrovo per famigliole, invasati di jogging e vecchietti. Ma i vecchietti, invece di concentrarsi sui lavori in corso sull'altro lato della strada, si sfidano in duelli all'ultimo sangue con le loro speedboats giocattolo. Sono cattivissimi, determinati e carichi di adrenalina per la gara: meglio non rompergli le scatole.

Aggiro il lago pedalando goffamente tra i sentieri laterali al Trent Building e inizio ad arrampicarmi sulla lunga salita che porta all'edificio. La capacità polmonare raggiunge i minimi storici a metà salita, ma l'arrivo nell'altro senso di marcia di una coppia di corridori della domenica mi destabilizza. Li vedo affrontare la salita con la stessa facilità con la quale mi riesco a mangiare una fetta di tiramisù. La loro spavalderia mi fa desistere dal mollare i pedali. Punto le mani sul manubrio, mi tiro sui pedali e affondo tutta la mia gambata. 1, 2, 3...la circolazione mi fa pulsare le tempie ed il respiro è quello di una talpa piena di terra in bocca. Poi il miracolo: la coppia ha svoltato in un sentierino laterale. Giù dalla bici! La dignità è salva. Ci vogliono alcuni minuti per recuperare il fiato, ed arrivato al cortile del Trent Building posso appoggiarmi contro un muro lontano da occhi indiscreti. Ed io che volevo andare a lavoro in bici...

Il giro poi prosegue -- in discesa -- verso Science Road, per passare attraverso i dipartimenti delle materie scientifiche del campus. Arrivo fino alla School of Chemistry, la mia casa per i prossimi 3 anni. E decido che è il momento di fare marcia indietro. Esco dalla South Entrance del campus e sono di nuovo sulla pista ciclabile. Per imparare ad andare sulla strada ed affrontare gli automobilisti inglesi c'è ancora tempo.

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